E’ battaglia sull’Enel: il monito della City e l’autogol del Governo Meloni

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Dentro al Berkeley, albergo da 900 sterline a notte, all’angolo di Knightsbridge, nel cuore della Londra più ricca, incastrato tra l’austera facciata di Harvey Nichols, gli unici grandi magazzini rimasti davvero britannici, e il risto-cafonal Nusr Et, il bar è una sala di raffinata eleganza minimalista. A uno dei tavoli, è attovagliato un alto esponente della City, un banchiere d‘affari di lungo corso, quelli che nell’immaginario collettivo sono i “poteri forti”. La sua attenzione non è però attratta dal lusso che lo circonda: la sua testa è a Roma dove era in corso un’ infuocata assemblea dell’Enel, dove il Governo vuole eleggere Flavio Cattaneo come amministratore delegato e Paolo Scaroni (ex Eni sotto i governi Berlusconi di 15 anni fa, ex Rothschild) sulla poltrona di presidente.  

Enel? Una “proxy” del paese in Borsa

Il banchiere, in elegante abito blu e gemelli che chiudono una camicia bianca, è uno di quegli uomini di finanza che gestiscono fiumi di risparmi e denaro. Ai loro occhi, l’Italia non ha le fattezze della Venere del Botticelli che mangia la pizza, protagonista dell’ennesima e inutile polemica dei radical chic tricolori, ma quelle, meno aggraziate, di grossi tralicci dell’alta tensione, di centrali a ciclo combinato, di pale eoliche. La società elettrica di Stato è anche la più grande azienda per capitalizzazione di Borsa. Con un valore di circa 60 miliardi di Euro, Enel è il principale titolo azionario italiano nei portafogli degli investi esteri. E’ la proxy del paese sui mercati globali: le azioni del colosso pubblico rappresentano quello che i Btp sono nelle obbligazioni sovrane. Chi, all’estero, vuole investire in Italia, compra Enel. “Proprio per questo, il Governo italiano dovrebbe essere più attento alla sensibilità e alle dinamiche dei mercati” commenta il banchiere, che parla solo dietro garanzia di anonimato.

Il diritto del Governo e quello dei Mercati

Con una mossa a sorpresa, lo scorso mese, il Governo Meloni ha annunciato le nomine nelle aziende pubbliche dove i dirigenti erano in scadenza. Per l’Enel, dove lo Stato possiede il 23% ed è primo azionista (a maggioranza relativa), sono stati proposti i due nomi, che hanno spiazzato tutti.  “C’è una legge dello Stato che dà al Governo il potere di scegliere chi vuole a capo delle aziende pubbliche“ spiega il banchiere, che dimostra di conoscere bene la storia d’Italia. E’ la Legge Ciampi del 1993, quando l’Italia abbracciava le privatizzazioni dopo il terribile 1992 di Tangentopoli, dell’attentato al giudice Giovanni Falcone, del debito pubblico esploso e della Lira affossata. Il Tesoro, dove c’era un tale Mario Draghi come direttore generale, si vide costretto a chiudere l’IRI e a vendere i suoi gioielli di famiglia: in cambio della perdita di industrie strategiche, lo Stato si riservava però almeno il diritto a nominare i vertici di quelle aziende.  Diritto che è arrivati fino a oggi ”ed è sacrosanto” prosegue il banchiere, ma che, in un’economia di mercato, con l’Italia che deve sempre dimostrare di essere affidabile, dove i capitali posso investire (o disinvesitre) ovunque nel mondo, andrebbe esercitato confrontandosi con tutti gli azionisti, specie se si tratta della più grande società quotata italiana, dove il mercato detiene, sparpagliato, il 70% del capitale. Oggi la sigla ESG è sopravvalutata e inflazionata, “ma di quelle tre lettere la G, che sta per governance, è quella di cui si parla di meno”. Eppure è la più importante, sui mercati. 

Lo Sconto-Paese è colpa della “G”

La governance dell’Enel, per colpa di una Legge Ciampi applicata alla lettera senza rendersi conto che nel frattempo il mondo è c ambiato, penalizza l’Enel. E infatti, in Borsa, il titolo quota molto meno dei concorrenti internazionali, come ad esempio Iberdrola. E’ lo “sconto-paese”, lo scotto da pagare per una gestione colbertista, troppo dirigista di aziende pubbliche quotate. Se il Governo facesse gestione più condivisa col mercato, informando sulle sue scelte e ascoltando pareri, Enel potrebbe raddoppiare il suo valore: un’azienda da 120 miliardi di euro di capitalizzazione sarebbe un vantaggio anche per lo Stato italiano, schiacciato da 2mila miliardi di debiti.  Il fondo d’investimento londinese Covalis, che ha sfidato il MEF con una lista alternativa, perdendo, non ne faceva una questione di nomi, ma di metodo. ”A quegli investitori non interessa Scaroni o attaccare il Governo italiano, ma denunciare un uso spropositato del Golden Power”.

Consiglio gratuito (e non richiesto) al Governo

Piccolo consiglio, gratis e non richiesto, del banchiere, che parla a nome della City, a Giorgia Meloni: se vuole governare l’Italia per cinque anni, se vuole davvero accreditarsi come una statista all’estero, e non essere soltanto l’ennesimo effimero Presidente del Consiglio in un paese che ne ha cambiati fin troppi, e alcuni nemmeno eletti dai cittadini, avrebbe dovuto ascoltare anche la voce del mercato. La democrazia societaria fa bene alle imprese e agli Stati.  La City di Londra, ovvero i grandi capitali globali, avevano mandato un segnale all’Italia, durante l’assemblea dell’Enel di oggi (10 maggio 2023). Snobbarlo è stato un autogol. Per il Governo e per il paese.  

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