UK in mano a LINO. Non è una “Valanga”, sarà invece un delirio eco-Arcobaleno
Squilli di trombe, tuoni di fanfare e urla di giubilo in Gran Bretagna. Finalmente, dopo 14 lunghissimi e interminabili anni, i diabolici, incapaci e malefici Tory sono stati mandati a casa. Il Labour, il partito dei “buoni e giusti” ha vinto le elezioni.
Giornalisti o tifosi invasati?
La sera del 4 Luglio, dentro la bellissima sede di Brunswick, grande società inglese di PR, affacciata su Lincoln’s Inn Fields di Londra, una piazza con giardini tra Holborn e lo Strand, decine di giornalisti, riuniti alla festa del giornale online Politico, a stento celavano la loro soddisfazione per la vittoria del Labour. In teoria sono dei cronisti, ma nelle realtà sono degli invasati o dei pundit (sostenitori): non raccontano la realtà ma sono ferocemente schierati la plasmano, sulla scorta del loro ideologismo che coincide sempre con la narrazione dominante.
Da apocalisse a faro della democrazia
Per anni, esattamente dal giugno del 2016, quando gli inglesi scelsero, a torto o a ragione, di uscire dall’Unione Europea, la stampa e i cosiddetti “esperti” hanno dipinto la Gran Bretagna come un paese sull’orlo dell’Apocalisse. Era, a loro dire, l’inferno sulla Terra. Ora, nel giro di una notte, è diventata addirittura la “luce che rischiara” la notte dell’Europa, finita in mano alla destra, mentre un nuovo Nazismo e Fascismo sta per abbattersi. Ma come, fino al giorno prima questi inglesi erano dei puzzoni che avevano fatto la Brexit e ora sono degli Angeli del Bene contro l’Impero del Male?
Attenti ai Professori
Ancor peggio alla London School of Econmics, sulla stessa piazza, ritenuta un centro di sapere e di cervelli. I grandi professoroni della LSE spiegano il voto dicendo che UK si è spostata al centro. Al centro? Ma come si può definire centro un partito che fa della spesa pubblica dilagante, delle nazionalizzazioni, della pressione fiscale, delle politiche sociali divisive (matrimoni e adozioni gay, cambio di sesso dei bambini, fluidità sessuale) il loro manifesto?
Qui sotto un esempio dei “Professori”:
https://x.com/NathalieTocci/status/1809138593471852956
L’improvvisa giravolta di tanti commentatori è la più chiara dimostrazione della loro malafede e che per quasi dieci anni tutti costoro hanno seguito un’agenda politica e hanno fatto propaganda.
Non c’è da stupirsene, tuttavia: in una società europea dove il buon senso è ormai considerato Far Right (estrema destra), è ovvio che la sinistra arcobaleno diventi il “centro”. Ma i Laburisti, mossi dalla loro fede cieca nell’Ambientalismo a ogni costo; nell’immigrazione incontrollata e nel loro pauperismo socialista, che si traduce in spesa pubblica senza freni finanziata da pressione fiscale (più tasse), sono tutto tranne che centro.
La vittoria della minoranza
Tutti i giornali inglesi, copiati pari pari da quelli italiani, hanno titolato “Landslide”. Ma non c’è nessuna valanga o slavina: i Laburisti hanno la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento, ben 410. Mai nessuno ne ha avuti così tanti, ma è una maggioranza solo parlamentare perché sono un partito di minoranza. Governano con meno del 50% dei voti.
Il Parlamento di Westminster, ritenuto il più glorioso e autorevole al mondo, oggi non rappresenta l’elettorato inglese e la geografia politica: con appena il 34% dei voti i Laburisti occupano il 65% dei seggi alla House of Commons. Comanda la minoranza.
A dispetto dei numeri parlamentari che restituiscono un Regno Unito saldamente in mano ai Laburisti, il paese reale è invece lacerato tra tanti partiti, nessuno davvero dominante: Tory, scesi a soli 121, con una perdita di oltre 200 posti; i LibDem, balzati a oltre 60 seggi; e ReformUk, i più penalizzati con soli 5 seggi.
La più efficace e bella sintesi della vittoria laburista l’ho letta su Twitter: “Il Labour è il PD della Gran Bretagna: governa senza avere la maggioranza”.
Un paese LINO
A conferma della decorrelazione tra voto e paese, il “successo” del nuovo Primo Ministro. Il Santo Subito Keir Starmer, segretario dei Laburisti, ha preso meno voti di Jeremy Corbyn, il suo predecessore considerato all’unanimità un perdente e un incapace, eppure fu più votato di Starmer, salutato oggi come una sorta di nuovo Tony Blair. Certo va tenuto conto degli astenuti, ma nel 2017 i Laburisti erano attorno al 40%, ora sono scesi al 34%. E rispetto alle elezioni “forzate” del 2019, volute da Boris Johnson, il Labour ha guadagnato appena un 1,9%. Dov’è, dunque, questa enorme valanga di voti?
Starmer si ritrova più seggi di quanti ne ottenne Blair nella storica vittoria del 1997. Ma il nuovo primo ministro laburista non ha nemmeno una briciola del carisma e della capacità di comando di Blair e la vittoria del 2024 è lontana anni luce da quella del 1997.
La Gran Bretagna uscita dalle elezioni è un paese LINO, Labour in Name Only, laburista solo sulla carta.
Vittoria di Pirro
I vincitori effettivi delle Elezioni non sono i Laburisti, ma casomai i LibDem e Nigel Farage. I primi sono il classico partito “Né carne Nè pesce”, buono per gli indecisi per chi non ha la forza di idee decise: il suo successo dimostra, indirettamente, l’imbarazzo di molti elettori di sinistra a votare Starmer, ritenuto inadeguato al ruolo. ReformUK, la nuova incarnazione del Signor Brexit, Farage, partito neonato, è stata la vera sorpresa: 4 milioni di voti da zero, ma con pochissimi seggi. Farage ha potuto personalmente esultare perché per la prima volta, dopo 8 tentativi, è riuscito a entrare in Parlamento (in passato era stato EuroDeputato ma mai MP) ma è una Vittoria di Pirro: in un sistema bilanciato, lui sarebbe in un governo di coalizione coi Tory o quantomeno co-capo dell’opposizione.
Il vero sconfitto: la legge elettorale
La legge elettorale inglese è un uninominale secco: il sistema First Past The Post è considerato il migliore al mondo ed è il vanto del paese. Premia la stabilità. Ma dopo queste elezioni, mostra enormi e preoccupanti falle. Non perché sia sbagliato in sè, ma perché è superato dal tempo.
Il sistema, che ha quasi 200 anni di vita, funzionava per una società compatta e monolitica come è stata quella inglese dalla fine dell’800 fino agli Anni Duemila. Il sistema andava bene per un paese omogeneo, mono-etnico e mono-culturale. Immigrazione e “Diversità” hanno stravolto il tessuto sociale e la legge elettorale non riflette più il volere dei cittadini.
E allora ecco che il sistema non riflette più l’elettorato, come la forbice tra i LibDem e Reform Uk, stessi voti ma scarto di seggi enorme. La stabilità a scapito della rappresentatività si è inceppata: i numeri Il Labour prende il 34% dei voti e ottiene quasi il 65% dei seggi. I Conservatori prendo un terzo dei voti meno del Labour, ma ottengono un quarto dei seggi. Con un terzo dei voti del Labour, i LibDem prendono un sesto dei loro seggi. Ma la falla del sistema di questo sistema è il risultato di Farage: 4 milioni di voti contro i 9,5 del Labour e prende 5 seggi contro 410. C’è una grossa fetta di paese, contraria a tanti dei valori incarnati dai Laburisti, che non si ritrova rappresentata. Potrebbe diventare un problema di tenuta sociale, in un paese che non ha mai conosciuto la piaga dell’estremismo e dei gruppi extra-parlamentari.
Mai come oggi, il paese non solo è spaccato ma malamente rappresentato alla House of Commons. E’ il prezzo della stabilità, commentano alcuni. Ma è un prezzo troppo alto da pagare. Guai a dirlo a tutti gli espertoni italiani: sui social è già partita la beatificazione del Labour, la santificazione di Starmer ma sropattutto la riabilitazione mediatica della Gran Bretagna.
Più arcobaleno per tutti
La vittoria di Starmer apre una serie di scenari:
- Più spesa pubblica, più deficit, più debiti, per aumentare i “benefit”, ossia finanziare le classi improduttive che già godono di uno Stato Sociale generoso
- Immigrazione clandestina aumenterà: primo annuncio del governo è stata la cancellazione del Piano Rwanda per rispedire indietro
- Meno sicurezza e aumento della criminalità, sulla scia di maggiore “tolleranza” specie per i reati commessi da clandestini
- Aumenterà la tassazione, per finanziare la spesa improduttiva: nel mirino del populismo di sinistra i ricchi, categoria molto lasca per i Laburisti dove rientra anche chi ha uno stipendio da 60mila Sterline l’anno
- L’ideologismo ambientalista comporterà ulteriori costi sui cittadini
- A pagare il conto dell’approccio socialista sarà la classe media: i veri ricchi, che non sono cittadini inglesi, andranno altrove, i cittadini saranno due volte penalizzati
- Una ancora maggior spinta su temi ideologici come la parità di genere, il “dirittismo” di tutta la galassia che fa dei gusti sessuali una battaglia civile, la diversità (che rischia di trasformarsi in un auto-esclusione per le persone tradizionali)
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