The Body Shop chiude: colpa di Amazon? Forse, ma è allarme raid nei negozi

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La prima volta che ho visto un The Body Shop era nel 1990 in centro a Londra, durante una vacanza-studio: le mie amiche, adolescenti come me, andavano matte per quei negozi che traboccavano di tubetti, creme e cremine. Erano prodotti di bellezza accessibili anche ai ragazzi, tutti colorati e profumati: non dovevi aspettare di avere 18 anni per entrare in una profumeria come facevano le mamme e le nonne.

La fine di un’era

Trenta anni dopo, la catena di negozi che ha fatto sognare intere generazioni di giovani del Sud Europa che d’estate andavano a studiare inglese in Gran Bretagna celebra il suo funerale: tutti i negozi in Inghilterra, quasi 200, sono a rischio chiusura. La notizia ha fatto partire, non senza qualche ragione, l’ennesima ondata di lamenti sulla morte dei negozi: pure lo storico marchio fondato a Brighton nel 1976 dall’attivista e ambientalista Anita Roddick finisce sotto la scure di internet e del commercio elettronico. La signora era stata la prima a portare l’attenzione per l’ambiente e i diritti umani nel mondo dei cosmetici. E la Regina Elisabetta l’aveva pure onorata con il titolo di Dama, l’equivalente femminile del Baronetto. Ma neppure la più alta onorificenza britannica è bastata per evitare il fallimento.

La dama Anita Roddick, all’epoca della nascita di The Body Shop

Tutta colpa di Amazon?

Video Killed the Radio Star” suonava una famosa canzone degli Anni 80, ricordando che la radio fu spazzata via dalla tv. Oggi è lo smartphone che uccide i negozi tradizionali? La gente compra sempre più dal computer o addirittura dal telefonino (come faranno poi a giudicare cosa stanno comprando, da uno schermo così piccolo, Dio solo lo sa): nel 2023 in tutto il mondo lo shopping online ha toccato quasi 6mila miliardi di dollari. Nel Regno Unito la fetta è di 280 miliardi di dollari e raggiungerà i 750 miliardi tra 5 anni. E’ un boom tutto a spesa dei negozi tradizionali, che hanno costi fissi (personale, affitti) e che infatti da anni stanno chiudendo.

A Londra l’effetto delle compere online si vede anche in posti in apparenza immuni dalla crisi: lungo Oxford Street, la via a più alta intensità di negozi in Europa (dai grandi magazzini Selfridges fino ai baracchini di spremute fresche) le vetrine vuote con la scritta “Affittasi” sono ormai la normalità, mentre prima di Amazon trovare uno spazio commerciale era quasi impossibile e a prezzi folli. Da due anni, Gap la multinazionale americana della moda giovane ha chiuso e l’enorme palazzo che l’ospitava è tuttora vuoto. Tutta colpa del fantastiliardario Jeff Bezos se i negozi abbassano la saracinesca? Forse sì, ma andando a guardare meglio dentro al commercio si scopre che il problema più serio, a Londra, non è tanto l’avanzata inarrestabile dello shopping online, ma teppisti e ladri.

Altro che e-commerce, il problema sono i “barbari”

Basta gare un eloce giro su Twitter (o X come lo volete chiamare) per vedere vari video dove gruppi di ragazzi neri di origine africana saccheggiano negozi della Apple, tra lo stupore e l’indifferenza dei clienti.

https://www.thesun.co.uk/news/19231388/apple-store-raid-robbery-covent-garden-london/

Un saccheggio all’Apple Store di Covent Garden, in centro a Londra

Ladri nei negozi sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Ma questo non è il solito furtarello da balordi di periferia dentro a una piccola bottega, il tabacchino del quartiere male. I negozi della Apple sono “boutique”, nelle zone più esclusive delle città, hanno pure guardie private all’ingresso. Ma queste bande di teppisti non hanno alcuna paura a saccheggiare in pieno giorno, un negozio in vista: sanno di essere impuniti. A Exeter una gang ha confessato di aver rubato da unPASotr prodti per 100mila sterline. Correva l’anno 2019: erano tutti rumeni. Da allora le cose sono notevolmente peggiorate.

Il boom di saccheggi e il costo dei furti nei negozi inglesi

Questo grafico mostra l’andamento dei raid nei negozi in Inghilterra: sono schizzati del 400%. Da 300 casi di violenza al giorno, in tutto il paese, meno di 10 anni fa, agli oltre 1200 episodi giornalieri dell’anno scorso. A questo ritmo, saranno molti più i negozi che chiuderanno per vandalismi e per furti di quelli costretti a chiudere per colpa del cattivone Amazon (e io non compro quasi mai online per scelta)

Interessante anche il costo della ondata di saccheggi: nel 2017 i danni ammontavano a 500 milioni di Sterline, una cifra già notevole. Ma nulla rispetto al 2023 dove i danni fa oggetti rubati nei negozi ha sfondato i 2 miliardi di Sterline. Quanti negozi tradizionali si potrebbero salvare dalla concorrenza dello shopping online con quei soldi bruciati per colpa dei teppisti?

Immigrazione e Criminalità

Il fenomeno dei saccheggi è legato a doppio filo all’immigrazione: nel 99% dei video che riprendono i saccheggi, i criminali sono tutti immigrati: balcanici, africani e mediorientali. Un tasso di vandalismo tra le fasce sociali più basse è fisiologico e atteso. Nel Regno Unito, però, è ormai fuori controllo, sta diventando patologico. Nonostante la Brexit, il numero di immigrati, perlopiù clandestini, è in aumento.

Uno parte analizzando un fenomeno tecnologico ed economico, ma scopre che il problema è tutt’altro e si finisce sempre dalle parti dell’immigrazione, sempre più un problema invece che l’opportunità vagheggiata. Il problema più serio della Gran Bretagna del 2024 non è la recessione, non è l’inflazione, non sono i tassi di interesse, non è il partito Conservatore, non è la vituperata Brexit, ma il costante travaso dell’Africa e del Medio Oriente nel Vecchio Continente, che assomiglia fin troppo al tardo Impero Romano. Una bomba a orologeria che prima o poi esploderà. Per ora, si limita a saccheggiare i negozi: domani, chissà.

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