Elizabeth Line e M4: Milano gioca a fare la Londra ma è solo sterile auto-celebrazione

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Da due giorni ho la casella di posta elettronica invasa da decine di messaggi sul fantasmagorico traguardo di Milano: finalmente l’aeroporto cittadino (non quella cattedrale nel deserto che è Malpensa) è servito dalla metropolitana. Da San Babila, la piazzetta dei Paninari con le Timberland e il Moncler smanicato (per noi nostalgici degli Anni ’80) a Linate in soli 12 minuti. Il tutto con un’enfasi esagerata e fuori luogo, tra tagli del nastro in pompa magna e auto-celebrazioni.

Palloni gonfiabili e palloni gonfiati

Alcune di questi messaggi, come quello del gigante WeBuild, la società che ha costruito l’opera (sui progetti del Comune di Milano), sono giusti e doverosi. Ma poi finisce lì. Il resto è solo fuffa, come i comunicati stampa sugli studi legali coinvolti nel cantiere (ma chi se ne importa, con tutto rispetto). La narrazione, come d’abitudine, è stata ripresa, pari pari, sui social media, popolati ormai da replicanti che ripetono a pappagallo quello che dice il coro. Anche grandi giornali, vedi il Corriere della Sera, sono caduti nella trappola dell’encomio acritico.

Il tweet del giornalista Maurizio Tortorella

Al di là del media hype, è ripartita la stucchevole manfrina sulla Milano grande metropoli europea grazie al sindaco Beppe Sala.

Un’inaugurazione con 30 anni di ritardo

La notizia non è che a Milano ci sia una nuova metro, peraltro si tratta dell’apertura di sole 2 nuove fermate di una linea già aperta, ma un collegamento moderno tra il centro città e l’aeroporto arriva con almeno 30 anni di ritardo. Da decenni tutte le altre città europee sono servite da metropolitane. Anche la vituperata Roma ha, da più di 20 anni, un treno tra Fiumicino e la stazione Termini. Cosa ci sia da festeggiare, smodatamente, non si sa. Senza contare che la strombazzata M4 arriva a Milano dopo che è stata costruita la M5, con un disordine numerico che la dice lunga sull’atavica disorganizzazione italica.

Vedendo poi i MilanoEntusiasti che postano a manetta la foto di un orribile pallone gonfiabile a forma di aereo a San Babila (ma chi le idea queste campagne?) mi è venuto in mente l’inaugurazione della Elizabeth Line di Londra. Il paragone non potrebbe essere più agli antipodi.

La campagna di lancio della M4 di Milano

Ma quale M4, la Elizabeth Line è una vera metropolitana

Lo scorso anno a Londra ha aperto la Elizabeth Line: una faraonica e imponente metropolitana. E’ lunga 118 chilometri (non il chilometro e mezzo tra Piazzale Dateo e San Babila), ha stazioni sotterranee spaziose enormi e vagoni spaziosi, ma soprattutto è anche bella, un gioiello di architettura. Ogni fermata è stata affidata uno studio di architettura che ha disegnato stazioni futuristiche: quella di Paddington è stata progettata da un architetto italiano, Rossella Rospo dello studio Weston Williamson. Per un’opera titanica, nessuna pompa magna, nessuna euforia o auto-celebrazione: la scomparsa Regina Elisabetta II, in abito giallo, andò a fare un modesto e sobrio taglio del nastro. Poi la parola ai passeggeri: in meno di un anno, 50 milioni in un anno. A Milano, per 2 stazioncine, sembra abbiano costruito il Colosseo.

In Italia, il paese del Rinascimento, di Raffaello e di Leonardo, le opere pubbliche sono orribili. Ho preso la M4 mesi fa, prima che venisse aperto il nuovo pezzettino, e mi sembra la metropolitana di un paese sovietico degli Anni ’50.

Arriva la metro? Togliamo gli autobus

Il giorno in cui Milano si vanta, a sproposito, della nuova M4 San Babila-Linate, qualche genio ha pensato bene di sopprimere la vecchia linea 73 degli autobus, che collegava San Babila a Linate. C’è la metro ora, a che serve anche un bus? A parte l’irrazionalità della decisione, quel bus faceva un tragitto diverso e copriva una zona di Milano non toccata da nessuna metro.

Sempre a Londra, per arrivare in aeroporto ci sono tutte le opzioni possibili e anche più alternative per la stessa opzione: a Heathrow si può andare con il treno dedicato (veloce ma costoso); con la metro (più lenta ma economica) usando due linee diverse, la Piccadilly Line e la nuova Elizabeth Line; più svariate compagnie di pullman (National Express, Megabus, Flixbus). Pure il London City Airport, forse più paragonabile a Linate, è servito meglio di Milano: tre linee di metro portano alla DLR, la monorotaia automatica che vi lascia dentro l’aeroporto (senza dover camminare per centinaia di metri). Fu inaugurata nel 1987 quando ancora a Milano non c’era nemmeno la M3.

La monorotaia del London City Airport

Milano è una Londra che non ce l’ha fatta

Nell’Italia da Terzo Mondo delle metropolitane, con Roma che ha solo due line e un quarto, che manco funzionano bene; con Torino e Napoli una sola; Milano fa un figurone. Ma è come quella storiella dell’orbo che svetta nel paese dei ciechi.

La Milano dei 12 minuti è una città con i prezzi di Londra ma gli stipendi di Reggio Calabria. La città non è più, da tempo, la “capitale economica” del paese. Ha perso le industrie (salvo poche eccezioni come Pirelli e Prysmian); è una piazza finanziaria asfittica e di secondo rango in Europa; non ha un grande museo (l’Accademia di Brera non è la National Gallery); non è una potenza accademica (l’Università Bocconi è l’unica di livello internazionale di tutta Italia ma non rientra nemmeno tra le prime 50 al mondo), ma invece svetta tra le città più inquinate d’Europa. Negli ultimi dieci anni Milano si è retta solo sulla Movida, sull’economia degli aperitivi e dei dehor, con la continua apertura di locali che nella maggior parte sono la faccia presentabile del riciclaggio di denaro sporco. Sì, ci sono gli uffici delle grandi multinazionali estere e delle case di moda, ma non si produce più nulla.

Milano è una Londra che non ce l’ha fatta. E che, nonostante le foto su Instagram e i tweet a manetta, non ce la farà mai.

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